Non monogamie etiche e stereotipi
Quando ho iniziato a capire di essere anarchica relazionale (cioè un tipo di non monogamia etica) ero single, il che mi ha dato un buon vantaggio rispetto ad altre persone che scoprono il loro orientamento relazionale mentre hanno una relazione monogama, magari felice, magari che dura da anni. Tuttavia, questo non ha fatto sì che io scampassi dalla fatidica situazione in cui la gente, scoprendo il mio essere non monogama, non solo mi riempiva di domande, ma anche di stereotipi e pregiudizi.
La verità è che molte delle domande sono “stupide”, non perché le persone sono stupide di per sé, ma perché io credo che certe domande non verrebbero neanche in mente, se avessimo un’educazione sentimentale e sessuale sana di base.
“Ah, io non lo farei mai”
Lo so, non è una domanda, ma è la primissima affermazione che qualcuno fa non appena viene spiegato loro il poliamore. È proprio quella frase che ormai io ignoro di default, semplicemente per abitudine e anche perché, come ho detto prima, è una frase inutile: tu non lo faresti mai? Ok, non stavamo parlando di te, sapere che tu non faresti quello che faccio io non aggiunge nulla alla conversazione. Lo so già che non lo faresti, altrimenti saresti poly come me.
“È solo una scusa per scopare”
Altra non-domanda che rientra comunque nelle affermazioni inutili da dire, perché:
– anche le persone monogame single (ma anche in coppia) fanno tanto sesso, anche senza un necessario coinvolgimento emotivo
– molte persone tradiscono (monogame e non)
– le non monogamie etiche riguardano le relazioni, non il sesso
Il pensare che il sesso sia al centro di un rapporto, che sia la causa dei malesseri di una coppia e non la conseguenza, l’affermare che senza sesso non c’è amore o viceversa, è dovuto alla mancanza di educazione sessuale e sentimentale, oltre alla conseguente visione allo-amato-normativa delle relazioni, ossia credere che le uniche, serie, vere relazioni comportino un sentimento romantico e/o rapporti sessuali, quando semplicemente ognuno vede l’importanza dei rapporti in modi diversi e in gesti diversi. Per questo è importante scoprire e comunicare cosa si vuole: nessuno ci deve piacere per forza, come nessuno deve farsi piacere noi.
“Ma non sei gelosə?”
La gelosia è un’emozione che nasce da determinate insicurezze, ognuno ha la sua. La gelosia non dev’essere alimentata, perché non è sinonimo d’amore; tuttavia, non è neanche qualcosa da nascondere se la si prova. Bisogna parlarne, capire perché, vedere se nasce da un problema con lə partner o altro. Perciò, se prendiamo la definizione di gelosia per quello che è, e non per quello che ci dice la cultura del possesso, viene automatico pensare che anche le persone poliamorose possano provare gelosia.
“Chi è lə partner che preferisci?”
Mamma o papà? Gelato o pizza? Migliore amicə 1 o migliore amicə 2? Viola o giallo? Chiunque di noi si trova indecisə su qualcosa, sempre, che siano cose o persone, ma siamo talmente immersi in una cultura non normata che ci sentiamo costrettə a scegliere una cosa, anche se ce ne piacciono di più, perché non va bene anche solo pensare di voler davvero più di una cosa o di unə partners.
(Attenzione: se invece sentite il bisogno di scegliere, sta bene. Essere consapevoli di altri orientamenti relazionali può essere utile anche per rendersi conto di essere monogamǝ sul serio, non per costrizione sociale, e va benissimo così).
“E le MST?”
Questa è la domanda che mi triggera di più in assoluto, non perché mi senta discriminata, ma perché evidenzia proprio la nostra cecità dovuta a un’inesistente divulgazione e giusta informazione sulla sessualità, facendoci rimanere negli anni ‘70 in cui le MST sono trasmesse da determinate categorie di persone associate alla “promiscuità”. Quindi cercherò di essere chiara e concisa:
non è la quantità dei rapporti sessuali che determina l’essere a rischio di contrarre MST. Basta un rapporto non protetto per trasmettere/ricevere MST. Non è prerogativa delle persone non monogame, dato che anche le persone monogame possono avere molti rapporti sessuali, anche al di fuori della coppia e con più persone.
Abbiamo tuttз il diritto a fare tantissimo sesso, così come abbiamo il dovere di prenderci cura di noi stess* e, di conseguenza, dell’altrə. Come? Usando protezioni e andando a farsi controllare almeno una volta l’anno.
Oltre a questi stereotipi generalizzati, ci sono anche persone all’interno della bolla femminista che sostengono che il poliamore è “fare il gioco del patriarcato”, perché traducono il poliamore con la poliginia, in cui un uomo ha relazioni con più donne, manipolate per essere succubi di una volontà maschilista.
Non nego l’esistenza di persone che utilizzano il concetto di poliamore come scusa per poter manipolare le persone all’interno di una relazione e poterle tradire o altro.
Ma questo non ha nulla a che vedere con le non monogamie etiche. Una persona che non decostruisce certi preconcetti patriarcali, come la cultura dello stupro e del possesso, che sia monogama o poliamorosa, poco cambia. Non è l’orientamento relazionale a far sì che una persona sia necessariamente una brava persona oppure il contrario. Anche perché il patriarcato si è diffuso tranquillamente con la mononormatività, non sarà il poliamore a dargli quel di più.
Per questo c’è bisogno di associare sempre più spesso le non monogamie etiche con la lotta femminista: perché entrambe puntano allo smantellamento della cultura del possesso, dell’autodeterminazione e del consenso.
Moltз poliamorosз infatti non sono femministз, e sono lз primз a non volerne vedere la connessione dissociandosi, pensando appunto al poliamore come semplice e pura “libertà sessuale”, andando a volte a creare la cosiddetta One Penis Policy, ossia il costringere le partner a frequentare solo altre donne, per rimanere appunto “l’unico pene” all’interno della polecola.
Esiste anche la One Vagina Policy, ma come si può immaginare, è più rara dal momento che la donna, nella cultura del possesso, raramente si trova in una posizione di controllo e di potere. Però esiste, poiché tuttз noi siamo statз educatз alle relazioni con un’idea che c’è qualcuno che possiede l’altrə.
Questi sono gli stereotipi e le considerazioni più comuni che vengono fatte alle persone non monogame. Spesso sono il motivo per cui molte persone non fanno coming out. Io ho impiegato un anno per imparare a decostruire un sacco di concetti interiorizzati sul vero amore e sulle “relazioni serie”, ma anche per imparare a scontrarmi coi dubbi di chi non voleva neanche prendersi la briga di ascoltare. Oggi ho più pazienza, so che approcciarsi alle non monogamie etiche per la prima volta crea disorientamento e confusione. Questo non giustifica l’assiduità di queste domande che vengono fatte solo in vista di “dire la propria”, senza tener conto della validità dell’esistenza altrui, seppur diversa dalla nostra.
L’unico consiglio è ascoltare senza preconcetti, e soprattutto non cominciare a vedere la persona che fa coming out come poliamorosa solo come tale. Anche le persone poly possono tradire, possono provare gelosia, possono ricevere/trasmettere MST, possono avere un* partner che in quel momento preferiscono, possono fare cazzate.
Tutto questo non c’entra col poliamore, ma con il singolo individuo in quanto essere umano.
Non è il poliamore che rende le persone buone/cattive, così come non lo fa la monogamia. Bisogna cominciare a guardare le relazioni per quello che sono: complicate, a prescindere da quante persone siano coinvolte.
E non sarà uno stile relazionale a farci stare meglio/peggio, se prima non si decostruiscono certe questioni che ci portiamo appresso. Le non monogamie etiche semplicemente ti costringono a fare i conti con tutto ciò che non si è ancora decostruito poiché non si ha scelta: o lo fai o non riuscirai a stabilire un equilibrio tra te e più persone. Ma questo non riguarda solo il poliamore: riguarda ogni tipo di rapporto, solo che ci hanno sempre insegnato che, una volta trovata la Persona Giusta, tutto si aggiusterà, e soprattutto con i rapporti monogami, ci hanno insegnato a dover continuare a sopportare, insistere, a mettere la nostra salute mentale a repentaglio “in nome del Vero Amore”. Peccato che ancora oggi siamo qui a porci domande perché non ci sta bene questa narrazione, il che è positivo; forse sarebbe il caso di cominciare a farsi nuove domande per aprire la strada a nuove soluzioni.
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