Le app di incontri hanno velocizzato il nostro modo di espandere le nostre reti sociali, permettendoci di conoscere persone nelle vicinanze incontrandole dal vivo a pochissimo tempo dal primo contatto. Ma come la mettiamo con la salute mentale in questa parte un po’ nascosta del web?
I tempi dei siti di incontri sono finiti. Quei giorni in cui il dating online era appannaggio di pochi utenti, generalmente in là con gli anni che, attraverso l’uso del PC, scrivevano a papabili fiamme da siti web più disparati. La distanza era un fattore importante, in pochi si rivolgevano ai siti di incontri (spesso a pagamento, spesso con una selezione di utenza, etc.) e al di fuori delle grandi metropoli non era facile trovare qualcuno a poca distanza.
Oggi, invece, parliamo delle famigerate app di incontri, che nelle mie cerchie vengono spesso chiamate “le app” e basta, un po’ come se ci si vergognasse di usarle. Cosa che, nel 2022 è abbastanza insensata, visto che abbiamo normalizzato il loro utilizzo tanto che nelle nuove applicazioni ci mostriamo con le nostre facce, incontriamo persone che si trovano nelle vicinanze e, anche se offline non ne parliamo mai, anche se ci riconosciamo sempre lì sopra.
Come funzionano le app di incontri
Ad oggi, possiamo distinguere due tipologie di app di incontri:
- Applicazioni dinamiche: l’indicizzazione dei profili è decisa dall’utente attraverso filtri dove esprimere preferenze nella propria ricerca. Grindr, ad esempio, mostra le persone in ordine di distanza e permette una ricerca attiva: sei tu a cercare il profilo che più ti piace.
- Modello swipe: come se stessi pescando da un mazzo di carte, i profili vengono proposti automaticamente dal sistema, impedendo all’utente di cercarli autonomamente (cosa talvolta possibile acquistando la versione completa dell’applicazione), avendo solo la possibilità di esprimere una preferenza o un rifiuto. Tinder è la regina di questo tipo di applicazioni: i profili su cui fare swipe sono proposti seguendo un algoritmo che tiene conto delle preferenze dell’utente e del “controllo qualità” che il sistema fa sui profili per aumentare la probabilità che compaiano nella homepage degli utenti.
Ma parliamo di questi algoritmi
Partiamo dal funzionamento degli algoritmi nelle principali piattaforme social. Nella tua homepage vedi ciò che altre persone pubblicano. Non vedi ciò che pubblicano tutte le persone iscritte al social, ovviamente, ma c’è una selezione di utenza. Il primo livello è la selezione esplicita dei profili da seguire, poi alcuni profili compariranno di più in base alle interazioni che hai con questi account, permettendo al sistema di mostrarti contenuti simili fra loro. In questo si inserisce il famigerato algoritmo, che però può ribaltare l’engagement dei profili e dei loro rispettivi contenuti per i motivi più disparati (violazioni, presenza di termini non graditi, ecc.) rendendo inutili le preferenze esplicite degli utenti (numero di follower e di like).
Per le app di dating, invece, il funzionamento è diverso. Ogni applicazione fa una scrematura degli utenti mostrati (ad esempio, Grindr provvederà ad eliminare profili spam), ma sono quelle applicazioni basate sulla funzionalità swipe ad avere i sistemi più interessanti. Prendendo come modello Tinder, di questo algoritmo sappiamo:
- Più tempo impieghi sull’app, più il tuo profilo comparirà ad altri.
- Ogni volta che fai swipe a destra o a sinistra, il sistema modifica il criterio in cui i profili ti saranno mostrati.
Moltissime aziende dietro ai social media e alle app di incontri si rifiutano categoricamente di dare informazioni specifiche sul funzionamento degli algoritmi che non siano strettamente correlate a quelle che richiedono determinati dati personali.
La Hookup Culture nelle app di incontri e i suoi effetti sulla salute mentale
Hookup (lett. “allaccio”) indica un incontro sessuale, solitamente con persone sconosciute, privo di intimità emotiva e legami. La hookup culture è la mentalità che incoraggia questo tipo di incontri: non si tratta solamente di sesso senza una relazione amorosa, ma principalmente di sesso casuale.
Oggi, le nuove app di incontri sembrano più simili a un’applicazione di consegne (avete presente Deliveroo?) piuttosto che a una piattaforma per socializzare. Con l’aggiunta graduale di nuovi metadati e parametri di ricerca, si può prevedere come nel futuro prossimo il dating online si trasformerà in qualcosa di sempre più simile a un meccanismo di vendita.
La richiesta si affina sempre di più e l’offerta dovrà fare in modo di soddisfare gli standard. Con la differenza che, nel dating, la difficoltà è data dalla biunivocità di questo meccanismo.
Un mondo dalle tantissime pretese: cosa cerca l’utente medio?
Un fattore molto importante di queste nuove frontiere del dating è anche quello più conosciuto, satirizzato e divenuto simbolo di questo mondo: la biografia (abbreviata, in gergo, “bio”). Ci sono diverse pagine social che fungono da archivi di perle divertenti (ma che fanno anche mettere le mani nei capelli) sulle varie app: Bio arrabbiate di Tinder e Il meglio di Wapa sono gli esempi migliori. C’era anche la pagina Grindrina, dedicata a Grindr, ma al momento non è disponibile.
I problemi più allarmanti che si riscontrano su queste piattaforme sono razzismo e transfobia. Figurano anche – sulle app dedicate alla comunità LGBT – adescamento al fine di commettere crimini d’odio e tanta tanta omofobia interiorizzata.
Esempi di razzismo si vedono spesso nelle biografie dei vari utenti, che spesso cercano esplicitamente persone di alcune etnie (arrivando alla feticizzazione razziale), o un rifiuto categorico di matrice razzista (“no neri, no cinesi“). Molte persone non bianche riportano messaggi di coloro che sono solitamente uomini bianchi dal contenuto oggettificante. Spesso viene dato per scontato che queste persone, solo perché non bianche, siano escort. Domande quali “Quanto prendi?” sono all’ordine del giorno. Lo racconta Stefano, qui.
Si parla molto anche di transfobia in questi ambienti. Spesso le persone trans riportano commenti denigratori quando cercano di mettersi in contatto sia con persone attratte dal loro sesso assegnato alla nascita che quelle attratte dal genere in cui si identificano. In più, molte di queste app si rivelano particolarmente insidiose per le persone non binarie, le quali vengono per forza di cose classificate nelle categorie di genere binarie.
Alcune testimonianze
Onestamente, è davvero difficile avere appuntamenti da uomo gay. Vivo nello Iowa, uno stato abbastanza aperto per la comunità LGBT e ho avuto un’esperienza difficile. Nonostante la mia università fosse LGBT friendly e aveva eventi relativi al pride, difficilmente qualche persona gay ci andava. La prima volta che andai da Proud, l’organizzazione LGBT della mia università, ero l’unico uomo gay.
La prima relazione che io abbia mai avuto fu grazie a Grindr. Lui ammise dopo mesi di conversazioni di avermi avvistato al Pride un anno fa e di voler flirtare, ma era troppo timido. Ci siamo frequentati per mesi finché la pandemia Covid-19 non ci ha separati. Prima di lui, (il dating) era solamente sesso senza attrazione mentale. Lui è stato il primo uomo con cui posso dire ci fosse del sentimento.
Ho cercato di incontrare ragazzi di persona, ad un club LGBT, ma nessun ragazzo si presentò. Non mi piacciono molto i bar, ma quando andai ad un bar gay c’era sempre una folla di persone più anziane. Non ci sono gruppi gay di escursionismo o club del libro. Grindr era il mio unico legame con gli altri gay della mia età.
Come al solito, gli uomini su Grindr pensano prima al sesso, è comune mandare foto di un certo tipo. Nonostante non sia l’ideale, è la situazione in cui viviamo. Non abbiamo un’app che non si focalizzi sul sesso, bisogna trovare i propri standard.
La maggior parte delle coppie gay che conosco si sono conosciute mediante incontri casuali. L’unica relazione che io abbia mai avuto è cominciata quando siamo usciti per colazione e non riuscivamo a separarci. Non abbiamo fatto sesso per tre settimane dopo l’incontro, cosa inusuale per la maggior parte delle coppie.
Si tratta, in conclusione, delle aspettative che dai a te stesso. Mi piacerebbe fosse più semplice, ma purtroppo no. Siamo una minoranza, meno del 10% degli uomini e la maggior parte delle nostre relazioni sono occasionali.
[Anonimo, ragazzo gay – Reddit]
Ho provato solamente Her. Ho avuto risultati okay, ma nessun incontro reale. Non è colpa dell’app, ovviamente. Le persone che ho trovato interessanti, basandomi sui loro profili, erano semplicemente troppo lontane da me. Ci sono anche molte persone che erano troppo giovani o che dichiaravano di cercare solamente incontri sessuali. Neanche questa, ovviamente, è colpa dell’applicazione. Anzi, apprezzo la trasparenza.
Solamente, non è ciò che cercavo io. Ci ho rinunciato dopo un po’, capendo di essere troppo impegnata per gli appuntamenti oggigiorno.
[Audra W., donna lesbica – Quora]
Ho utilizzato OkCupid, Tinder e PoF (NdR: Plenty of Fish) negli anni. Ho avuto maggior successo con OkCupid, stringendo alcune amicizie a lungo termine e trovato il mio attuale e precedente partner. Il grande beneficio è che le persone su questa piattaforma tendono a leggere di più e che, grazie alle impostazioni, le persone sono più esplicite su cosa stanno cercando (e soprattutto il genere).
Avuto alcuni incontri anche grazie a Tinder e, ora che sono apertamente transgender, posso specificare tutto nella mia bio.
PoF fu pessimo. Ho subito un abuso proprio in una delle poche piattaforme dove le persone possono scriversi senza che ci sia stato un match prima.
La mia esperienza può variare da persona trans non monogama e può risultare polarizzante per le persone. Su OKC trovo persone generalmente dalla mentalità più aperta, ma che magari sono geograficamente lontane.
Tinder ha molte persone nelle vicinanze, ma gli intenti sono spesso vaghi e le persone ghostano dopo pochi messaggi.
[Anonimo, ragazzo trans – Reddit]
E voi? Come bilanciate il dating online con il vostro benessere? Avete riscontrato dinamiche simili a quelle menzionate?
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